Per il F-Light_FirenzeLightFestival 2013, il Comune di Firenze ha coinvolto anche il mondo della Formazione rappresentato da Scuola di Architettura, ISIA e IED, richiedendo idee progettuali che adoperino la luce artificiale come strumento di valorizzazione percettiva e interpretativa di spazi e architetture del Centro Storico, in grado di illuminare attraverso l’immaterialità della sovrastruttura luminosa, nello spazio fugace di un evento temporaneo, un loro valore ulteriore, tra inattesa discorsività comunicativa e latente portato poetico: una sorta di anima altra dei luoghi disvelata a supporto o volano di sorpresa, ovvero di splendore estetico capace di ispirare l’antico sentimento pubblico dell’ammirazione.
Il Workshop proposto per la nostra Scuola ha inteso affrontare la riprogettazione con il lighting design di una selezione mirata di ambiti urbani fiorentini attraverso l’interpretazione della luce artificiale come arte pubblica, intesa e proposta per proiettarsi ben oltre l’evento e stabilizzarsi come esperienza architettonica alternativa nella riqualificazione dello spazio pubblico, specie di contesti meno dotati di qualità, o addirittura degradati. Un interesse aggiuntivo dell’esperienza è consistito nella intenzione del Comitato di Coordinamento del Comune di prendere in considerazione le soluzioni ritenute più interessanti come basi di una eventuale loro concreta realizzazione nelle future edizioni di F-Light.
Il Workshop, svolto da settembre a dicembre 2013, ha coinvolto 28 studenti organizzati in undici gruppi assistiti dal docente e da tre tutors con revisioni settimanali e si è concluso con l’elaborazione di tavole grafiche con fotomontaggi e rendering, di un video di sintesi e con una mostra.
Gli ambiti urbani investiti dai progetti sono stati:
- Porta al Prato, soglia simbolica dal versante più importante della città, nella duplice veste di monumento ma anche di supporto/dispositivo d’arte luminosa;
- Torre della Zecca, Porta S. Niccolò, Porta S. Miniato e Porta S. Giorgio, unite come frazione organica del sistema di porte e torri della città, che il lighting design stratifica di un ruolo ulteriore di segni/insegne e di espressioni figurative;
- Porta Romana, Porta S. Frediano e Piazza del Carmine, reinterpretate da sovrastrutture luminose temporanee, ma anche da pavimentazioni a decorazione luminosa permanente;
- Porta S. Frediano e Porta S. Rosa, con il tratto di Viale Ariosto che le collega, reinventati come supporti di espressioni luminose sia permanenti che interattive;
- Piazza Ghiberti col Mercato di S. Ambrogio, riscattati dall’attuale degrado di pavimentazione, arredi e disordinato parcheggio serale con il lighting design come rifigurazione estetica immateriale ad alto tasso poetico, in grado di irradiarsi verso Largo Annigoni e Via della Mattonaia, sulla facciata della Scuola di Architettura, valorizzata come interfaccia figurativa verso la città;
- Piazzale del Re alle Cascine, liberato dal parcheggio per proporsi come piazza-opera d’arte luminosa di collegamento con la riva dell’Arno.