Per Giovanni Michelucci, e più in generale per quella che è stata definita la “scuola fiorentina” del secondo dopoguerra, la sezione ha rappresentato lo strumento per eccellenza per generare e controllare l’articolazione dello spazio architettonico.
Questa visione, derivata principalmente dall’osmosi con le opere figurative dei maestri pre-rinascimentali e con la spazialità urbana della città di Firenze, oltre che dall’osservazione attonita delle macerie della seconda guerra mondiale, rappresenta un’eredità ancora viva.
Riflettere oggi sulla Sezione e i suoi rapporti con gli altri strumenti del progetto è un tentativo di riportare lo spazio al centro del lavoro dell’architetto, in un orizzonte contemporaneo dove, sempre più spesso, la figurazione epidermica prevale sulla sostanza vera dell’architettura. AIC rappresenta una preziosa occasione per estendere questa riflessione ad un ambito nazionale, offrendo inoltre la possibilità di mettere in valore il progetto dello spazio come carattere identitario dell’architettura italiana nelle
sue molteplici declinazioni.